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Semi al vento

Quando c’è vento, dalla finestra sul tetto entrano in casa diversi semi di piante, molto differenti tra loro. Si appoggiano sul lavandino del bagno e sulle piastrelle del pavimento, luoghi non proprio ideali per far crescere una nuova pianta. Così mi capita di trovare piccoli baccelli, le samare degli olmi ed i pappi del tarassaco. Li raccolgo e soffio verso il giardino, così che il vento li possa portare lontano.

Oggi ti parlerò proprio del pappo, ovvero l’appendice piumosa che permette all’achenio (frutto secco con all’interno il seme) del tarassaco (ma anche di altre piante) di volare.

La dispersione anemocora, dal greco ἄνεμος = vento, permette ai semi di essere trasportati in luoghi anche lontani dalla pianta originaria. Esistono altre modalità di diffusione, ad esempio attraverso il pelo di animali su cui alcuni semi si attaccano, facendosi trasportare altrove.

Il Taraxacum officinale è chiamato anche dente di leone, a Verona pissacàn e brusaòci

Questa pianta ha molti nomi comuni e dialettali  perché il tarassaco è comunissimo nei prati e pascoli di tutto il territorio, quindi è molto conosciuto ed anche utilizzato per scopi alimentari. Nelle campagne del mio paese in primavera si vedono molte persone chinate con una sportina intente a raccogliere proprio i radéci da campo, dove ancora riescono a crescere. 

I suoi fiori sono gialli e successivamente si trasformano in infruttescenze sferiche, i soffioni. Questi sono costituiti dagli acheni, i frutti secchi che proteggono i semi, dotati di pappo, una sorta di paracadute piumoso.

Ho scoperto uno studio del 2018 ad opera dell’Università di Edimburgo, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che tratta la spiegazione fisica della dispersione del seme tramite il vento

Come si può notare dal video molto esplicativo qui di seguito, se i singoli pappi vengono visualizzati sotto forma di proiezione su un disco, ci si accorge che i filamenti bianchi occupano, messi insieme, meno del 10% dell’area del pappo stesso ma creano la resistenza aerodinamica (e quindi la possibilità di fluttuare nell’aria più a lungo) che sarebbe generata da un disco solido dello stesso raggio.

Lo studio mostra che le correnti di aria causate da ciascun pelo interagiscono con tasche di aria appartenenti ai peli vicini, generando la massima resistenza per il minimo dispendio di massa. La porosità del pappo – una misura della proporzione di aria che lascia passare – determina la forma e la natura di un vortice di bassa pressione a forma di anello che viaggia proprio al di sopra dell’achenio, generando un sollevamento e prolungando la discesa dei semi del tarassaco. Tutti gli oggetti che cadono creano una turbolenza ma è necessario imbattersi nella giusta e rara combinazione di dimensione, massa, forma e porosità per formare il suddetto vortice. Le dimensioni sono particolarmente rilevanti nel fenomeno poiché per qualcosa di piccolo come un pappo, l’aria mostra una viscosità apprezzabile: a questa scala un paracadute fatto da un mucchietto di peli è efficace quanto le ali di cui sono provvisti i semi di piante più grandi quali l’acero.

Allo stesso modo, nel mondo degli animali, insetti minuscoli non si muovono volando con ali vere e proprie ma si librano nell’aria con “pale” fatte di sottili setole (fonte della spiegazione qui).

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