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LA VAL ZEMOLA

LA VAL ZEMOLA

Testi e fotografie di Lorenza Faccioli

Il Friuli Venezia Giulia è tante cose. Lo si deve esplorare con pazienza perché ogni zona merita d'esser approfondita. Cominciamo con la Val Zemola

Abbiamo deciso di vivere i nostri momenti di non lavoro esplorando il territorio con un van. Ciò significa che ci sentiamo liberi: dormiamo in aree immerse nella natura, rispettando le regole ovviamente, portando con noi poche cose, quelle essenziali

Così si parte, senza troppi programmi, andando alla scoperta di luoghi italiani, per ora, davvero meritevoli d’esser conosciuti.

Partiamo con il racconto di una parte di Friuli, la Val Zemola. Siamo in provincia di Pordenone e ci si arriva da Erto, nei luoghi del Vajont, evocativi già solo respirando.

Intanto, come scegliamo le nostre mete? Essendo entrambi persone curiose, è facile recuperare le mappe cartografiche di una determinata zona di cui magari abbiamo sentito parlare e decidere di andare alla sua scoperta. 

La Val Zemola ed il Monte Duranno sono raccontati da Mauro Corona e nei pressi della Casera di Mela, all’inizio del percorso, ci sono sue sculture in legno.

Siamo nel Parco delle Dolomiti Friulane dove le rocce sono aguzze ed i sentieri arditi. Ben lontani dalla percezione che si ha tra le Dolomiti venete e trentine, qui c’è qualcosa di diverso, di magnetico. Il Monte Duranno è alto 2668 metri e durante la nostra escursione il gruppo montuoso resterà sempre ben visibile.

Ci siamo stati a giugno e, con il van, abbiamo dormito nel parcheggio in corrispondenza della casera alla fine della strada carrozzabile.

Eravamo gli unici, è arrivato il temporale e nella notte ha suonato il vento Matteo, come fa nei periodi di bonaccia, innocuo e canterino (non me ne vogliano Mauro Corona ed i suoi lettori se ho rievocato Dino Buzzati ed Il segreto del Bosco Vecchio).

La mattina successiva, con il sole, siamo partiti per il nostro anello nella Val Zemola. Per la descrizione tecnica di una delle escursioni possibili ecco il link.

Noi abbiamo percorso un sentiero selvaggio, a tratti impervio, insidioso per via della neve ghiacciata rimasta negli impluvi stretti e scoscesi più volte incontrati. Ancora solo noi. Nemmeno i camosci si sono mostrati, poco abituati a veder persone, se ne sono stati nella faggeta, fischiando per segnalare la presenza di intrusi.

Dopo qualche ora di cammino assolutamente non noioso, eccoci al Rifugio Maniago, 1730 metri, pranzo al sacco, birretta, relax e poi ritorno da altro sentiero e strada forestale. In questa zona era attiva una cava di calcare rosso, molto simile al Rosso ammonitico veronese. 

Insomma, queste brevi descrizioni vogliono essere un modo di far venire voglia di mollare i soliti posti, i soliti sentieri ed andare ad esplorare l’altrove.

Per domande ed informazioni scrivimi a lorenza@raccontonatura.it

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